degustazioni dantesche


Dantedì

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Degustazioni Dantesche 2

 

L’ultima volta abbiamo lasciato Dante e Virgilio in compagnia dei diavoli Malebranche,

mentre a ritmo di trombetta...No, scusate, di puzzetta, venivano scortati lungo la bolgia dei

barattieri. Cercando di non fare caso alla decisamente poco raffinata compagnia, Dante

dirige la sua attenzione alla pece in cui sono immersi i dannati: ogni tanto qualcuno fa

capolino per prendere una boccata d’aria (attenti a Barbariccia però, eh!), ma si reimmerge

rapidissimamente per non farsi beccare dai Malebranche.

Nel canto XXII, i diavoli paiono aver abbandonato l’intenzione di giocare tiri mancini al poeta

e alla sua guida; in compenso pescano il barattiere Ciampolo, che si è attardato un po’

troppo in superficie...E paga l’attimo di respiro con una lunga serie di arpionate. Il dannato,

tuttavia, è più astuto di quanto sembri: promette infatti a Dante e Virgilio di chiamare in

superficie molti barattieri toscani e dell’Italia settentrionale, a patto che i Malebranche si

allontanino. I diavoli ci cascano in pieno e...Pluff! Ciampolo se ne ritorna sotto la pece,

seguito da due dei demoni che hanno cominciato ad azzuffarsi per lo scorno.

Ritorniamo però, ora, al nostro viaggio lessicale...

Parolacce e volgarità dai Malebranche ce le aspettiamo tutti, dai. Ma da un poeta?

Ok, avete ragione, abbiamo appurato che Dante le usava. Non era proprio del tutto

ingiustificato, però, serviva per dare un’idea abbastanza realistica dei diavolacci...Nel

Purgatorio, tuttavia, torna a sorprenderci.

Siamo al canto XXIII e, tra i golosi, Dante incontra l’amico Forese Donati. I due si

riconoscono affettuosamente e Forese spiega a Dante la condizione sua e delle altre anime,

precisando che l’attesa in Antipurgatorio gli è stata accorciata dalle preghiere della moglie.

Questo dettaglio offre lo spunto per un’aspra invettiva contro le altre donne fiorentine, molto

meno pie, che dovranno presto darsi una regolata...

 

O dolce frate, che vuo’ tu ch’io dica?

Tempo futuro m’è già nel cospetto,

cui non sarà quest’ora molto antica,

nel qual sarà in pergamo interdetto

a le sfacciate donne fiorentine

l’andar mostrando con le poppe il petto.

 

Una doppia risalita

Avevamo già anticipato, nella scorsa Degustazione, che il tono poetico della

Commedia si innalza progressivamente con il procedere da una cantica all’altra.

 

L’esempio offerto indica come effettivamente, salendo dai bassifondi infernali alla

montagna del Purgatorio, anche il lessico volgare si fa molto più soft. Diciamocelo,

Barbariccia avrebbe optato per un termine molto più colorito del “poppe” che sfugge

a Forese Donati. Alla risalita “fisica” di Dante e Virgilio si accompagna quindi anche

una certa risalita lessicale.

Il canto di Forese Donati è in realtà tutto una piccola perla dell’abilità di Dante a

giocare con moduli stilistici diversi, che vengono alternati con maestria: il livello

piano e narrativo dei primi versi lascia spazio al crudo realismo con cui sono descritti

i golosi, poi interviene il tono amicale dell’incontro tra i due amici, seguito da quello

dottorale della spiegazione della cornice e, infine, da quello duro dell’invettiva.

Restando sullo specifico della parola evidenziata, è interessante notare come essa

sia sopravvissuta nel gergo “volgare” fino ai giorni nostri: voi l’avreste mai detto che

“poppe” si usava già nel Trecento?

E’ proprio vero che Dante è il padre della lingua italiana...E vi aspetta alla prossima

degustazione!


Degustazioni dantesche 1

 

 

"Tra’ ti avante, Alichino, e Calcabrina", cominciò elli a dire, "e tu, Cagnazzo; e Barbariccia guidi la decina. Libicocco vegn’oltre e Draghignazzo, Cirïatto sannuto e Graffiacane e Farfarello e Rubicante pazzo. Cercate ’ntorno le boglienti pane; costor sian salvi infino a l’altro scheggio che tutto intero va sovra le tane". [...] Per l’argine sinistro volta dienno; ma prima avea ciascun la lingua stretta coi denti, verso lor duca, per cenno; ed elli avea del cul fatto trombetta.”

(Inf. XXI, vv. 118-126 e 136-139)

 

Ma come! Dante scriveva le parolacce?! Ebbene sì! D’altra parte, siamo nell’Inferno, ed il canto XXI ci presenta un gruppo di vivaci quanto bizzarri diavoli: sono gli scatenatissimi Malebranche che tormentano i barattieri. Dante e Virgilio hanno dovuto chiedere loro il permesso di passare, prima di finire arpionati dagli uncini con cui pungolano anche i dannati. Il portavoce Malacoda si mostra molto servizievole: addirittura offre ai due viandanti la scorta dei suoi diavoli migliori (o peggiori, dipende dai punti di vista)...Cosa che Dante non apprezza così tanto. Diciamo che se la sta facendo proprio sotto. Virgilio invece lascia fare e così i due, accompagnati dalla grottesca brigata, si mettono in cammino. I diavoli rivolgono a Dante e Virgilio occhiate e ghigni sospetti: che cosa staranno tramando? Ancora non si sa… Per ben cominciare, però, i diavoli spernacchiano il loro comandante. E Barbariccia? Risponde con una trombetta davvero particolare: una bella puzzettona e avanti, marsch!

Il plurilinguismo dantesco

Il viaggio di Dante nei regni ultraterreni è un'esperienza a tutto tondo: intellettuale, poetica, culturale e umana. La varietà degli aspetti e dei temi che Dante descrive e racconta, dunque, necessita di tutti gli stili, dal più alto al più basso. Per questo si parla di plurilinguismo dantesco. Dante cerca di piegare la lingua ai toni e ai termini di volta in volta più adatti al contesto di cui tratta: non ci deve stupire, perciò, l’utilizzo di parole dure (se non scurrili, come abbiamo potuto vedere con l’episodio di Barbariccia) tra le fiamme dell’Inferno e le grida dei dannati L’uso di “rime aspre e chiocce” (Inf. XXXII, v. 1) non era d’altra parte una novità completa per il poeta: ne aveva infatti già fatto uso per esempio nelle Rime Petrose. Nella successione delle cantiche della Commedia, tuttavia, è facile individuare una mutazione stilistica, un progressivo innalzamento del tono poetico dall'Inferno al Paradiso, anche se la varietà rimane in ogni contesto. Ciò significa che troveremo “durezze” anche nei cieli del Paradiso? Non vi resta che scoprirlo alla prossima degustazione!