Dante Alighieri e l'Appennino a 700 anni dalla sua morte.
Guai a voi, anime prave^
non isperate mai vedere lo cielo:
i' vegno per menarvi a l'altra riva
ne le tenebre etterne, in caldo e n' gelo.
Premessa
Come ogni anno a Gennaio si torna alla vigna, dopo averla un poco abbandonata e tradita,
passata la vendemmia, a favore della cantina. Il primo intervento è quello della potatura e
richiede innanzitutto una grande adesione al terreno, al filare, alla pianta. Di fronte alle
prime viti ci mettiamo addirittura in ginocchio, per riflettere, ritrovare l'empatia e la
sensibilità inerenti alla pratica. Si guarda come ha vegetato la pianta nell'anno precedente;
si cerca il tralcio più interessante sul quale andremo a produrre nell'anno in corso; si lascia
un tralcio più piccolo, chiamato sperone, che a sua volta andrà a produrre qualche
grappolo, ma che ci interessa soprattutto in funzione di rinnovo, per l'anno a venire.
Ovvero nel potare abbiamo sempre uno sguardo rivolto al passato, uno al presente, uno
futuro. Per questo si dice che la potatura "ti rimette in bolla con il tempo".
E tuttavia quest'anno in qualche modo è un anno eccezionale, perchè potando, e via di
seguito con gli altri lavori, penseremo a Dante, anche noi che lavoriamo la terra e ci
chiamiamo contadini. Tra uno sperone e un tralcio, dentro l'eterno ciclo del tempo,
abbiamo deciso di dedicare un vino, una bottiglia, un'etichetta a Dante. Il vino è bianco,
come la fazione Guelfa; la bottiglia è di Timorasso, un vino dell'Appennino; l'etichetta Il
Selvaggio, perchè è selvaggio il Dante che andremo a evocare.
In quanto lavoratori della terra e abitanti dell'Appennino quello ci interessa richiamare è
soprattutto il Dante Appennino, l'esule, l'arrabbiato, il senza patria, che cammina per monti
e valli con la Commedia in testa e le tasche vuote. Un lavoro di spigolatura, periferico alla
vita e all'opera del Sommo Poeta, assunte piuttosto come pretesto per parlare
dell'Appennino.
Prima citazione:
Quando il discorso viene a cadere sui luoghi danteschi, il pensiero corre subito, oltre che
a Firenze, come è ovvio, a città quali Verona, Arezzo o Ravenna; raramente ci si ricorda
che Dante ha vissuto per molti anni tra i monti dell'Appennino tosco-emiliano e tosco
romagnolo. Sottolineare la componente appenninica dell'esperienza biografica di Dante
non è una mera curiosità e nemmeno un semplice scrupolo da storico: l'immagine della
sua vita sarebbe distorta se non si tenesse nel debito conto che in essa si incrociano il
mondo mercantile e artistico della "borghesia" comunale e quello delle giurisdizioni
feudali insediate proprio sui versanti appenninici. Se Firenze si colloca sotto il segno del
profitto, l'Appennino ricade sotto quello dell'onore. L'incontro-scontro tra questi due
mondi segna Dante in profondità.
Marco Santagata, Dante. Il romanzo della sua vita. Mondadori 2017.
A seguire, nei prossimi mesi, continueremo a parlare di Dante e dell'Appennino, fino
all'imbottigliamento, ovvero fino alla prossima vendemmia, come prevede il protocollo del
Timorasso e delle celebrazioni corso. Dante Alighieri infatti, nato a Firenze nel 1265, mori
a Ravenna nella notte tra il 13 e il 14 settembre del 1321. La ricorrenza che si celebre è
quindi la sua morte, i 700 anni che ci separano dalla sua morte.
NOTA
Dante Appennino nasce dalla collaborazione di: La Vecchia Posta, Gianluigi Mignacco e
Antonella Punto. Si tratta di un'opera aperta, che non esclude, incursioni, partecipazioni e
sorprese. Gli autori si presenteranno strada facendo, entrando in gioco con le loro proposte.
Firmato: Salimbene de Grue.
Come annunciato nella Premessa di fine Gennaio, cominciamo con la prima puntata di Dante e l'Appennino, il progetto con cui vogliamo, a nostro modo, contribuire all'anniversario dantesco relativo ai 700 anni dalla sua morte.
I primi contributi:
Dante Appennino 1 - Jacopone da Oliva
Dante al liceo, quanto l'ho odiato - Semino Roberto
Degustazioni dantesche 1 - Gaia Semino
Narcolessia 1 - Gianluigi Mignacco
Dante Appennino 2 - Gherardo Segarelli
Degustazioni dantesche 2 - Gaia Semino
Bismallah - Gianluigi Mignacco
Da un volume di fogli sparsi - Lionello
Per uno che ha visto il regno dei morti, che sarà l'Appennino - Arianna Porcelli Sofanov
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